Mostra a Sestola 2018

Promuovere e diffondere la conoscenza dei più significativi habitat che caratterizzano il territorio emiliano e degli animali che vi abitano, per scoprire e condividere l’importanza di queste realtà e favorirne la sempre più difficile conservazione.

L’allestimento, curato dal Museo di Zoologia e Anatomia Comparata del Polo Museale  di Unimore con il sostegno economico dell’Associazione E’ Scamadul e in collaborazione con la Società Naturalisti e Matematici e il Gruppo Modenese Scienze Naturali ed il contributo di Ciaccio Broker Assicurazioni, gode del patrocinio del Comune di Sestola e del Comune di Modena.

Questa  mostra, volta alla conoscenza e alla valorizzazione del territorio modenese, presenta gli habitat più rappresentativi per esemplificare la grande biodiversità che ci circonda: con pannelli esplicativi, intervallati da reperti museali appartenenti alla fauna locale, accompagneranno il visitatore nel percorso espositivo dalla Pianura Padana al crinale. Si articola in sezioni che corrispondono ai diversi habitat.

La Pianura Padana  – L’habitat di pianura è quello che ha risentito maggiormente delle attività umane. La pianura, oggi, si caratterizza per ampie distese aperte e coltivate, nuclei rurali, aree densamente abitate e centri industriali. Nonostante ciò la natura resiste e si adatta anche nelle aree ove più intensa è stata l’antropizzazione che ha quasi distrutto l’antico habitat di foresta, ma ha creato una varietà di ambienti (siepi, aree coltivate, frutteti, piccole aree boschive, parchi e anche le stesse abitazioni) che ospitano una inaspettata biodiversità che comprende sempre più spesso specie aliene come la nutria. Tra i vertebrati troviamo numerosi uccelli come allodola, usignolo, pettirosso e corvo; discreta è la presenza di rapaci notturni e diurni. Tra i mammiferi numerosi sono i roditori e non mancano talpa, lepre, faina, volpe, caprioli e numerose specie di pipistrello.

Zone umide  – Una storia millenaria ha visto l’uomo bonificare le zone umide causandone un depauperamento qualitativo e quantitativo di questi ecosistemi. La salvaguardia e/o il ripristino di questi biotopi è stata formalmente riconosciuta in numerosi accordi internazionali e provvedimenti legislativi a partire dalla “Convenzione di Ramsar” del 1971.

Nelle zone umide e lungo i fiumi abbondano gli invertebrati e numerosi uccelli acquatici come aironi, nitticore, martin pescatore, diverse specie di anatre e di limicoli. Nella stagione invernale si possono ammirare anche uccelli esotici come ibis sacro. Strettamente legati all’acqua, oltre alla fauna ittica, troviamo diversi anfibi come rane, raganella, rospi, tritoni e le più rare salamandre. Tra i mammiferi meno comuni troviamo il toporagno d’acqua.

Boschi  pedecollinari  – Questo ambiente ha risentito molto dell’effetto dell’uomo, i boschi sono frammentati ed intervallati da prati ma nonostante ciò è presente una elevata diversificazione di ambienti che si rispecchia in una  inaspettata biodiversità. Gli insetti sono la componente più abbondante di questi habitat, comuni sono anche uccelli rapaci, insettivori e frugivori,  nonché caprioli, cinghiali, volpi e istrici. Relegati alle zone umide è possibile ammirare i rospi, rane, tritoni e raganelle.

Crinale appenninico - Il crinale è la parte più alta del nostro territorio. La fauna di questo ambiente è caratterizzata da una marcata stagionalità che condiziona notevolmente la disponibilità di risorse alimentari. Da segnalare la presenza dell’aquila reale, del gufo reale e del codirossone. La marmotta è stata introdotta a più riprese, la sua presenza ha reso stazionarie alcune coppie di aquila reale che trovano in questo animale la loro preda di elezione.

Foreste  montane – La foresta montana, compresa tra la faggeta e il bosco pedecollinare, con la sua grande varietà di ambienti, rappresenta il più alto grado di biodiversità del nostro territorio. I vertebrati più particolari che si possono incontrare sono i geotritoni e la salamandrina dagli occhiali, entrambi endemismi appenninici.  Qui è presente anche la rara martora.

Torrenti montani  – La montagna assume indubbiamente aspetti di grande fascino quando accanto alle vette, ai pascoli e nei boschi ci si imbatte in torrenti e cascate. Il torrente è un ambiente molto selettivo e severo. Le comunità animali e vegetali che vi sono insediate sono molto specializzate e ricche di biodiversità ma molto vulnerabili. Per gli invertebrati il gruppo più rappresentativo è dato dagli insetti con molte forme giovanili, di interesse comunitario è la presenza del gambero di fiume. I torrenti del nostro Appennino ospitano pesci e numerosi anfibi tra cui degni di nota sono la salamandra pezzata e la salamandrina dagli occhiali. Tra gli uccelli sottolineiamo la presenza del merlo acquaiolo.

Faggeta – I faggio domina i boschi più alti del nostro appennino. La temperatura fresca e l’aria umida percepita sotto le fronde dei faggi rappresenta un rifugio essenziale per molti animali durante i mesi estivi. Tra i numerosi invertebrati è di rilevante importanza la presenza del coleottero Rosalia alpina. In questo ambiente si è stanziato il lupo e non di rado ci si può imbattere in maestosi cervi. Molti uccelli come i picchi, trovano le condizioni idonee per riprodursi. Meno frequenti sono gli anfibi tra cui la salamandra pezzata.

La mostra curata dalla prof.ssa Elena Corradini, Direttrice del Polo Museale Unimore, dal dott. Ivano Ansaloni del Comitato Tecnico e dal dott. Andrea Gambarelli  con la collaborazione della dott.ssa Rita Maramaldo e del dott. Ciro Tepedino dello staff tecnico del Polo Museale resterà aperta al pubblico fino al 30 settembre, osservando aperture quotidiane dalle 10.30 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00 fino al 31 agosto. Successivamente nel mese di settembre sarà aperta solo nelle domeniche con gli stessi orari.

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Domenica 29 Luglio ore 10.30 - 13.00  nell'ambito della mostra il Museo propone un'attività didattica:

Entomologo per un giorno

laboratorio ludico/didattico per imparare a riconoscere gli insetti

Dai 6 ai 99 anni

a cura di Andrea Gambarelli